La Chiesa della Madonna di Malito si trova tra i monti, a 1000 metri di altitudine, nella Valle di Malito.
La Valle è solcata dal torrente Apa e sovrastata dai ruderi del castello di Malito, o Melito, ricordato nel Catalogo dei Baroni come feudo del conte reatino Gentile Vetulo.
La piccola chiesa fu eretta, con ogni probabilità, come chiesa castrale del suddetto castello e sopperì a tale compito fino all'abbandono del sito fortificato databile intorno al XVI secolo, infatti, in alcune visite pastorali del 1500 non è più definita castrale, bensì rurale; ora, invece ha il titolo di Santuario. La struttura dell'edificio religioso è molto semplice e allo stesso tempo emozionante, tanto che entrandovi è possibile assaporare la sacralità del luogo. L'interno ad una sola navata con copertura a capriate e fortemente rimaneggiata ha perso le originarie forme romaniche così come la facciata esterna che è stata recentemente ristrutturata.
Apprezzabile è l'effige della Madonna che, durante la festa, viene portata in processione fino ai paesi di Santo Stefano e di Corvaro. Si tratta di un'icona benedettina del 1100 in legno di pioppo, restaurata nel 1967. La preziosa tavola raffigura La Madonna in trono col Bambino, ritrovata, secondo la tradizione, in un romitorio della vallata, è custodita nella piccola chiesa risalente al 1200.
Questa icona è stata a lungo contesa tra Santo Stefano e Corvaro, tanto che ha ispirato una storia di "pietas cristiana". Si racconta, infatti, che al momento del ritrovamento dell'immagine in una grotta del Monte Costa, iniziarono comuni discussioni per decidere chi avesse dovuto averla nel proprio paese. In un primo momento la presero i Corvaresi, ma, il mattino seguente, la Madonna fu ritrovata nella grotta originaria. Lo stesso accadde quando fu portata a Santo Stefano. Così, di comune accordo, venne caricata su di una mula che, giunta nel luogo dove fu eretto il santuario, s'inginocchiò e non volle più muoversi. Davanti a questo segno di Volontà Divina, le due popolazioni decisero di lasciare l'immagine in quella valle e lì vi edificarono la chiesina. La storia di un mulo che porta un'immagine sacra, che "s'inginocchia" per Volontà Divina" e, proprio grazie a quel segno, in quel luogo viene costruita una chiesa, è un topos dei racconti sacri di origine medievale, tipico soprattutto dell'area abruzzese.
GROTTA DI SAN NICOLA
E' una grotta naturale, una rientranza nella roccia del Monte "La Foresta", alle pendici del Colle San Mauro. Al suo interno era presente una pietra d'altare lunga circa 1m, larga circa 80cm e dello spessore di 20cm. Nel frontespizio anteriore é riportata una scritta in lettere gotiche, in lingua latina: "DOMINA MARGHARITA HOC HOPUS FIERI FECIT" (la Madama Margherita fece fare questa opera). Margherita, Madama d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V, dal padre aveva ricevuto i territori di Cittaducale ove risedette dal 1569 al 1572. Dopo tale data si stabilì a L'Aquila e probabilmente in questo periodo, su richiesta dei frati eremiti, fece costruire dei ripari alla grotta naturale di Santo Stefano.
Per raggiungerla bisogna attraversare Santo Stefano, in direzione Valle di Malito ove nella località "Pratelle", seguendo la via sterrata verso "La Foresta", dopo aver attraversato il torrente Apa, in località "Vattaone" (non Cattaone perché il nome etimologicamente deriva dal dialetto franco-provenzale) bisogna risalire una mulattiera che dall'Apa sale verso "e terri e Iacovella". Prima di raggiungere questa località, girando a sinistra, dopo circa 300m, si trovano dei canaloni che dalla montagna scendono verso l'Apa. Uno di questi in alto é barrato da una maestosa roccia che si protende in direzione di Frontino e all'interno costituisce la grotta di San Nicola.
Fonte:
www.prolocoborgorose.eu